Il topinambur comincia a spopolare e viene servito persino alla tavola del re. Ma, forse in ragione della connotazione peggiorativa collegata alla nozione di selvaggio nel XVII secolo, in francese la parola “topinambou” comincia a poco a poco a indicare persone volgari e ottuse, iniziando un processo di caduta nell’oblio di questo prezioso tubero. Dalla fine del XVII secolo la sua sorte è segnata. Per Antoine Furetière, nel suo Dictionnaire universel del 1690, il topinambur è «una radice tonda, nodosa, che i poveri mangiano cotta con un po’ di sale, burro e aceto». Rustico e prolifico, il topinambur perde la sua aura esotica e arriva sulle tavole dei poveri, danno irreparabile per la sua immagine. De Combles, autore dell’École du jardin potager (1752), non ha dubbi: lo indica come «il peggiore degli ortaggi, ma ancora molto consumato dal popolo». Quando dalle Americhe la patata fece la sua comparsa in Europa, il topinambur era dunque già̀ ampiamente detronizzato. Veniva utilizzato come pianta da foraggio, e in alcune zone della Normandia diventò addirittura mangime per i maiali, come testimonia l’Annuario di Falaise (nel Calvados) del 1830. Ci volle la Seconda guerra mondiale perché́ si riscopra il fascino del topinambur, che grazia alla sua buona produttività permise di scampare alla penuria di patate dovuta alle gelate, alle pessime condizioni delle strade, ai problemi dei trasporti legati al razionamento del carburante e alle razzie. In questo modo, bene o male, il topinambur sostituì la patata prendendosi una bella rivincita e ne furono molto apprezzate le virtù “carminative” (da carminare, ripulire).
Nel dopoguerra, con la ricostruzione il nuovo impulso alla crescita economica e societaria, il Topinambur subì una nuova eclissi culturale poiché si diffuse il pensiero che durante la guerra si erano mangiati troppi topinambur e ricominciare a farlo era fuori discussione. Ci è voluto mezzo secolo perché́, sulla scia delle “verdure dimenticate”, diventate dapprima “antiche”, poi “vintage” e anche molto chic, si ritrovasse il topinambur. Da ormai diversi anni il tubero viene inserito nei menu dei grandi Chef, inizialmente con il foie gras, con tartufi freschi o in accompagnamento al salmerino alpino. Ad oggi accompagna in modo esclusivo tantissime creazioni e piatti nel mondo della cucina professionale di alto livello.