LA STORIA
La barbabietola è originaria del bacino del Mediterraneo e le prime tracce storiche ed archeologiche sono precedenti al 2.000 a.C., quando iniziò la sua coltivazione nel nord Africa, per estendersi rapidamente in Grecia e nel Medio Oriente. Il più antico documento sulla barbabietola è un catalogo Babilonese del VII sec a.C., ma era ampiamente utilizzata già dagli antichi Greci che la chiamavano tèutlon, trasferendola poi anche al mondo romano. Usata dapprima come ornamento, sia greci che romani iniziarono a consumarne le foglie scoprendo le ottime proprietà medicinali della pianta. La sua importanza e valenza culturale, aiutata dall’accattivante colore rosso intenso, si riscontra nelle opere di numerosi storici, botanici e naturalisti dell’epoca, tra cui Teofrasto, Columella e Plinio il Vecchio. Con il passare del tempo, la barbabietola cominciò ad espandersi attraverso la Spagna e la Francia, grazie alle coltivazioni nei monasteri e, solo successivamente, grazie ai contadini. A partire dal XIII secolo si estese in tutta l’Europa centrale e le popolazioni germaniche intrapresero lo sviluppo di diverse varietà: la barbabietola rossa coltivata oggi in Italia fu introdotta appunto dalla Germania intorno al XV secolo. L’utilizzo delle radici della pianta a scopi alimentari, che oggi sono diventate l’emblema delle barbabietole, risale al XVII secolo ed è connesso alla scoperta dello zucchero che se ne può estrarre. Nel 1747, infatti, il chimico prussiano Andreas Sigismund Marggraf cominciò a produrre commercialmente lo zucchero e aprì la prima fabbrica nel 1801 a Cunern, in Polonia.